5 domande a ROBERTA VALETTI

Alexandra (presidente S.M.I.):

1 – Ci siamo conosciute in un contesto particolare: la Summer School a Prà Catinat. Per la prima volta ho partecipato ad un momento di forte condivisione e confronto a livello regionale sulle tematiche che affronta la mediazione interculturale. Perché organizzare in questi tempi un incontro di questo tipo?

Attraverso l’attività dell’Osservatorio sull’Immigrazione e il Diritto d’Asilo e il progetto Mediato, mi sono sempre interessata al tema della mediazione interculturale, convinta dell’importanza che riveste nei percorsi di inserimento delle persone con background migratorio e nel supportare il lavoro degli operatori/trici dei servizi. I progetti portati avanti negli anni come Ires Piemonte hanno offerto formazione continua rivolta ai mediatori/trici e spazi, in presenza e virtuali, di supervisione, consulenza e confronto alla pari con operatori/trici, insegnanti, medici e altri professionisti. Le azioni proposte rispondevano a esigenze pratiche dettate dalle svariate richieste che i servizi fanno ai mediatori/trici e dalla scarsa opportunità per questa figura professionale di potersi specializzare in un solo ambito, stabilizzare all’interno di un servizio e poter usufruire di supporto e consulenza. Grazie all’opportunità di confronto con i mediatori/trici sono emerse diverse criticità legate all’impiego della mediazione e alla relazione con servizi e operatori. Attraverso il progetto Ermes abbiamo quindi voluto riportare al centro della attività di ricerca il tema della mediazione interculturale per animare una discussione con gli stakeholder del territorio che andasse a scardinare un impiego limitato all’idea che la mediazione venga fatta solo dal mediatore e che spesso si riduca a mera traduzione, ma che concepisca la mediazione come dispositivo, approccio da attivare da parte dei diversi professionisti che lavorano nei servizi. 

2 – Quale è stato per lei il primo “incontro” con la mediazione interculturale? Ricorda un episodio che può descrivere brevemente?

Il primo incontro è avvenuto nel 1995 all’Ufficio Stranieri del Comune di Torino. Stavo lavorando alla mia tesi di laurea in antropologia sociale sulle dinamiche sociali che si stavano sviluppando in Italia, a Torino, con la presenza di persone di varie parti di mondo. Ho incontrato una mediatrice che mi aperto la mente e universi di significato e che ora è tra le mie amiche più care.

3 – Quali sono gli aspetti della mediazione interculturale che, all’interno del suo contesto professionale, ritiene più significativi?

La possibilità di cambiare il punto di vista, di decentrarsi, di assumere altre prospettive di significato che permettono di decodificare e comprendere comportamenti, atteggiamenti, scelte delle persone che fanno riferimento a contesti diversi dal proprio. In qualsiasi ambito avere la possibilità di scardinare le proprie visioni stereotipate permette di vedere se stessi/e e di conoscere gli/le altri/e

4 – Rispetto a quando in passato ha lavorato con i mediatori interculturali, ha riscontrato un’evoluzione della professione?

Purtroppo mi sembra che la situazione non sia migliorata e che a fronte di mediatori e mediatrici che hanno acquisito nel tempo moltissima esperienza e competenze, tanto da poter essere figure di consulenti per i servizi, si sia rimasti a un impiego dei mediatori/trici penalizzante e ad una concezione della mediazione limitata e poco valorizzata.

5 – Quali azioni e strategie immaginate, per il futuro, aventi come obiettivo un inserimento più strutturato della mediazione all’interno dei servizi, a livello regionale, dopo le considerazioni espresse alla Summer School?

Nei bandi della nuova programmazione del Fondo Asilo, Migrazione e Integrazione su cui stiamo lavorando come Ires Piemonte in qualità di partner della Regione per la presentazione di  nuovi progetti, abbiamo promosso l’implementazione o la creazione di equipe di lavoro multiagenzia, che coinvolgano quindi professionisti e servizi diversi, prevedendo che venga inserita come figura professionale stabile e alla pari con gli altri professionisti, il mediatore/trice interculturale. Abbiamo inoltre previsto delle azioni di accompagnamento alla creazione e funzionamento delle equipe, con attività di capacity building on the job che valorizzino la mediazione interculturale come dispositivo di lavoro dell’intera equipe. 

Roberta Valetti
Ricercatrice

Roberta Valetti è ricercatrice. Dal 2003 per IRES Piemonte si occupa della gestione e sviluppo dell’Osservatorio sull’Immigrazione in Piemonte e della redazione e cura del portale www.piemonteimmigrazione.it E’ inoltre impegnata nell’individuazione e selezione delle fonti di finanziamento, nell’ideazione, progettazione e coordinamento di progetti di capacity building rivolti ad operatori su temi socio giuridici legati ai flussi migratori e di progetti di ricerca-azione per una efficace integrazione dei migranti nel contesto piemontese, finanziati da fondi europei (Fondo Europeo Integrazione – FEi e Fondo Asilo Migrazione e Integrazione -FAMI) e nazionali (Compagnia di San Paolo, Fondazione Social). 
(Fonte: sito Ires Piemonte)