PAGINE DI STORIA VISSUTA E SENTITA

Esperienza di prima accoglienza in Romania - 1

Mi chiamo Andrei Alexa e studio presso la Facoltà di Teologia Greco-Cattolica di Oradea (Università BABEȘ BOLYAI di Cluj – Napoca) e vivo nel seminario “Sfinții Trei Ierarhi Vasile, Grigore și Ioan” (http://www.seminaroradea.ro/) nella stessa città. La mia città di nascita è Zalău nel distretto di Sălaj non molto lontano dall’Ucraina (160 km dalla frontiera) nel nord-ovest della Romania.

Ho vissuto un’esperienza nel vero senso della parola. Nella società in cui viviamo dimentichiamo il senso della speranza, dell’uguaglianza, quindi spesso di ciò che ci caratterizza come persone. In quest’esperienza di aiuto ai rifugiati ucraini si sono più radicati questi segni dell’umanità che gradualmente sembra che oggi si stiano perdendo.

Insieme alla nostra comunità del seminario di Oradea, ma anche dei nostri compagni di Cluj-Napoca e Blaj, siamo stati chiamati a dare supporto al centro per i rifugiati della città di Sighetul Marmatiei (città al nord della Romania al confine con l’Ucraina) aperto presso la casa delle Suore della Congregazione della Madre di Dio. Insieme a noi c’era la Caritas di Oradea.

Mi è difficile trovare un solo ricordo che mi ha colpito tra tanti che mi sono rimasti dal periodo in cui abbiamo fatto quest’attività di volontariato a Sighet. Tuttavia, parlerò di una famiglia. Raramente capitava che una famiglia con tutti i suoi membri potesse passare la frontiera perché gli uomini rimanevano a combattere. In questo caso, il capofamiglia è riuscito a passare la frontiera perché sua figlia di meno di 4 anni aveva appena avuto un intervento al cuore. [Sui volti] di questa famiglia c’era sempre il sorriso, pregavano tanto e partecipavano alle celebrazioni religiose. Erano sempre in contatto con i loro conoscenti rimasti sul fronte ed esprimevano il desiderio che la guerra finisse. Era una famiglia unita, piena di speranza. Spesso non si capiva che loro non erano volontari perché si spendevano per gli altri come noi. Per me è stata una delle più belle famiglie che abbia mai visto.

Siccome sono seminarista e ho il desiderio di diventare prete, sono consapevole della mia responsabilità verso il mio prossimo. Gesù e la Chiesa ci chiedono atti di misericordia, ma prima ancora questi atti dobbiamo farli perché siamo persone umane e gli uomini devono aiutarsi reciprocamente. La misericordia sta nel servire le persone attorno a noi, non per obbligo, ma per amore, umiltà, carità e soprattutto con il cuore. Noi in Seminario studiamo e viviamo quotidianamente secondo il Vangelo e ciò che ci insegna. Il messaggio di Cristo è stato molto chiaro: andare e diffondere il Vangelo a tutti i popoli. Dunque, il Vangelo non si diffonde solo con delle belle parole, ma assolutamente con dei fatti. In una guerra così crudele, in un dolore senza limiti, noi trasmettiamo quel messaggio di gioia di cui il popolo ucraino ha così tanto bisogno.

Molte volte, sicuramente, sono rimasto amareggiato per non essere riuscito a fare di più, però mi sono accorto che ciascuno di noi con il poco che fa contribuisce tanto. Dio agisce tramite le persone e non offre mai troppo poco. Nonostante io abbia avuto molte volte questa sensazione che facevo poco o che avrei dovuto fare di più, che ero inutile, che non potevo dare molto aiuto, osservavo, nonostante tutto, la gratitudine sui loro visi. Era la gratitudine verso di me che provavo a fare qualcosa per loro, che stavo accanto a loro e che, rispetto a ciò che sentivano nei posti da dove arrivavano, io potevo offrire loro calore e affetto per farli sentire a casa.

Ho visto persone di diverse classi sociali, ma questa differenza che marchiamo noi sparisce davanti alla sofferenza. Siamo tutti uguali. Le disgrazie ci mostrano la vulnerabilità umana. Nessuno è superiore o inferiore agli altri in questa vita e ancora meno in quella che segue.

Maggiori contenuti su quest’esperienza al seguente link: http://www.seminaroradea.ro/articole/unie-i-pentru-ucraina-a-seminarul-oradean-in- ajutorul-refugiae-ilor/330

[Traduzione – Alexandra Lupea]